RaccontAncona: Collemarino, 60 anni fa la visita del Presidente della Repubblica, Antonio Segni inaugura il CEP – 1^puntata

“Più difficile il compito, più tenaci e pazienti gli sforzi, più lontano lo scopo, più assidua e indefessa l’opera: Ancona è oggi tornata il degno capoluogo di regione marchigiana, cancellando quasi ovunque i segni della distruzione e del dolore. Ancona guarda ancora, come sempre, al suo mare con lo spirito nuovamente libero e con quel senso di attesa che la tanto auspicata pace tra i popoli illumina sempre di speranza e di fiducia”.
Le parole del Sindaco Francesco Angelini, primo cittadino dorico dal 1951 fino al 1964 per tre mandati consecutivi, salutano il Presidente della Repubblica Antonio Segni in visita ufficiale il 16 dicembre 1962 ad Ancona per inaugurare il neonato quartiere di Collemarino.

  

A 60 anni da quell’avvenimento che sancì la nascita del primo quartiere CEP, “Coordinamento di Edilizia Popolare” a livello nazionale proprio in terra marchigiana, a Nord di Ancona, torniamo a raccontare quella che fu una giornata storica per la città. Un evento che aveva il sapore forte della rinascita e dello sguardo positivo verso il futuro, ancor più marcato dalla presenza di uno dei padri fondatori della Repubblica.
Parole, quelle espresse dal sindaco Angelini nel benvenuto al Capo dello Stato, che si rivelano ancor oggi di grande attualità, per una città che guarda al futuro con nuovi interventi di riqualificazione, di rivitalizzazione dello spazio urbano, di mobilità sostenibile,  di recupero delle proprie radici  per affrontare le sfide del Terzo millennio.

Sfide che erano forti e pressanti 60anni or sono e che il giornale dell’Amministrazione Comunale  dell’epoca, diretto da Ermete Grifoni, racconta con dovizia di particolari nel numero speciale dedicato alla visita del Presidente della Repubblica e alla nascita del quartiere di Collemarino.

Quel 16 dicembre 1962 sarà un giorno intenso per Ancona.
La visita era cominciata la mattina quando il Presidente giunse alle 10.20 all’aeroporto di Falconara e da qui raggiunse la Prefettura di Ancona dove ad accoglierlo vi erano i parlamentari e tutte le autorità civili, religiose e militari. Dopo gli incontri, il Capo dello Stato raggiunge Palazzo degli Anziani dove viene accolto dall’assessore anziano e accompagnato nella sala di rappresentanza dove si svolge la commemorazione ufficiale dei Caduti militari e Civili di Ancona durante la Seconda Guerra Mondiale. La tappa successiva di un fitto cerimoniale, è alla Cattedrale di San Ciriaco dove assiste alla tumulazione di due Caduti ignoti ed alla messa celebrata dall’allora Arcivescovo. Nel pomeriggio il corteo presidenziale raggiunge Collemarino e dopo la visita alle nuove strutture,  il Presidente  inaugura la scuola di Avviamento Commerciale nella cui palestra il sindaco interviene raccontando la nascita del nuovo complesso edilizio di Collemarino.

 

Fin qui la cronaca per punti della giornata ma quel giorno di dicembre 1962, è caratterizzato anche da tanta emozione.
Soprattutto quella manifestata dai Ceppisti ovvero gli abitanti del Cep di Collemarino: nonostante il cordone di sicurezza delle forze dell’ordine, due donne riescono ad arrivare davanti al Presidente gridando “Viva Segni, Viva Segni”;  tanto affetto e calore e stessa emozione per i bambini dei quali un  rappresentante consegna al Presidente un fascio di fiori pronunciando il discorsetto d’occasione.

“Alcuni di questi bambini sono nati proprio qui a Collemarino, – racconta il giornale dell’Amministrazione dell’epoca –  in quei sei anni in cui il quartiere ha preso vita;  in una casa che i loro genitori, negli anni forse più duri della loro giovinezza, hanno desiderato nel periodo in cui la guerra sconquassava anche Ancona”… e lo ricorda bene il sindaco Angelini quando nel saluto al Presidente racconta la drammatica esperienza del capoluogo dorico durante il conflitto.

ANCONA E IL PREZZO DELLA GUERRA
“Signor presidente – dice Francesco Angelini – quante volte ho citato queste cifre e quante volte ancora io ed altri le ripeteremo. Esse dicono più crudamente la nostra storia recente e ci spingono con più efficacia sulla strada della ripresa, del progresso.
Ancona ha subìto 186 massicci bombardamenti;  è stata distrutta nei suoi edifici pubblici o privati per oltre il 74%;  sono stati distrutti circa 27.000 vani di abitazione;
è stato di gran lunga il capoluogo di provincia più distrutto d’Italia.
Interi quartieri furono letteralmente rasi al suolo e questo mentre le vie di rifornimento, di comunicazione, di trasporto erano interrotte;  mentre il porto era reso totalmente inefficiente sia dalle distruzioni sia dai diversi orientamenti di traffici.
Noi siamo onorati oltre che fieri, Presidente, di accoglierla oggi e di presentarci a lei,  con un volto nuovo, moderno e giovanile, con un corpo sociale risorto dalle rovine dai dolori di una catastrofe che appena 3 lustri fa lo aveva annientato … tanto che allora sembrava  impossibile, per via  del  disordine della dimenticata vita democratica, che faticosamente anelava alla risurrezione”.

 

      

Collemarino, foto del 1961

E Ancona risorge anche con l’iniziativa di Collemarino, simbolo di una fattiva collaborazione tra diversi soggetti:  il Ministero dei Lavori Pubblici, l’Ina Casa,  l’Istituto Autonomo delle Case Popolari, l’Incis e il Comune, uniti  nei loro sforzi mediante una convenzione stipulata il 29 Ottobre del 1950 e con la quale avevano dato avvio alla progettazione del primo dei quartieri autonomi con l’obiettivo di risolvere il problema degli alloggi creando zone residenziali autosufficienti, senza gravare sulle città congestionandone il traffico e i servizi.

Uno sguardo sul nuovo quartiere di Collemarino agli inizi degli anni ’70

 

1^puntata – segue

Nella prossima puntata: il valore urbanistico del primo quartiere Cep d’Italia, la storia e i dettagli con il commento dell’ingegner Sauro Moglie.